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ORIGINAL DIXIELAND SONGBOOK - Un viaggio musicale attraverso i tempi e i luoghi del Jazz tradizionale

TIGER DIXIE BAND

Quale significato hanno oggi i brani riuniti in questa raccolta proposta dalla Tiger Dixie Band? Si tratta di un repertorio alle origini del jazz, la cui età si aggira attorno ai cento anni, apparso in buona parte nel Sud degli Stati Uniti, che rappresenta una musica nata dall’incontro di culture diverse, europee e africane. Pur mantenendo in sé gli echi di quelle origini, il jazz ha maturato una propria fisionomia originale, che possiamo a tutti gli effetti definire autenticamente americana. Una musica che nei primi anni del secolo scorso, quando fu portata in Europa e in particolare a Parigi, non mancò di colpire l’interesse di artisti e musicisti come Stravinskij, Ravel, Picasso, Matisse. Quest’ultimo elaborò il suo splendido album grafico intitolato Jazz, con realizzazioni di rara bellezza, cui si aggiungevano considerazioni sull’arte e il processo creativo, ispirate alla nuova musica proveniente da oltreoceano. Così scriveva Matisse nell’album, prendendo spunto dall’esuberante spontaneità del jazz: “L’artista deve portare tutta sua energia, la sua sincerità e la più grande modestia per evitare i cliché nel suo lavoro”.

Perché riproporre oggi quelle musiche? Forse perché hanno mantenuto intatta quella freschezza, la tensione comunicativa, pur non essendo più in grado di scuotere così fortemente le abitudini percettive, come fece agli inizi del Novecento. Perché, pur nella loro apparente semplicità, celano raffinatezza e grande varietà di impasti timbrici, di colori e sfumature. Tanti musicisti che oggi sviluppano un discorso innovativo si ricollegano con intelligenza a quelle esperienze timbriche, alla polifonia spontanea, opportunamente definita eterofonia da alcuni studiosi, che supera l’atteggiamento del solista singolo per ridare forza all’improvvisazione collettiva. In generale per lo stimolo che ancora questa musica è in grado di accendere.

La Tiger Dixie Band riunisce solisti di valore del Triveneto, ha una storia quasi ventennale, che in certi momenti ha cercato un approccio avveniristico, registrando con musicisti come Markus Stockhausen e inserendo una sensibilità contemporanea nelle proprie esecuzioni. Ma nel contempo la band ha voluto mantenere un rigore fedele ai modelli originali. L’equilibrio tra le due componenti irrora la proposta e la rende godibile, attuale. I solisti hanno metabolizzato quel linguaggio in anni di pratica e lo hanno immerso nella propria sensibilità contemporanea, arrivando a un’interpretazione fluida, ricca di sfumature e di sottile umorismo.

Con tale bagaglio la band ha affrontato questo repertorio classico delle origini, aderendo in modo filologico a quelle composizioni e infondendo loro nuova vitalità. In primo piano c’è la forte interazione tra gli strumenti a fiato nella front-line: tromba, clarinetto e trombone, come nella tradizione di New Orleans, cui si aggiunge il sax tenore. In tanti brani si ascolta la perfetta distribuzione delle parti, trattate in spontaneo contrappunto: dall’iniziale Original Dixieland One-Step a China Boy, da Davenport Blues a Bill Bailey, che cela al proprio interno con delizioso senso dell’umorismo Stormy Weather e La vie en rose. La sezione ritmica, con pianoforte, banjo, batteria e con il sax basso che svolge la funzione del basso tuba, si muove con vitalità e spregiudicata varietà timbrica. Il cuore del disco pulsa con una significativa successione di brani che si sposta da uno stile all’altro: dal dixie di Fidgety Feet si passa allo stile Kansas City di Moten Swing, del quale la band interpreta bene la diversa pulsazione ritmica e gli arrangiamenti, che aprono la via allo Swing degli anni Trenta di Count Basie. Si torna poi al celebre ragtime di Scott Joplin, Maple Leaf Rag, e più avanti aTiger Rag, uno dei brani che fece parte della prima registrazione di jazz su disco, nel 1917. Fino al commiato immancabile di When The Saints Go Marching In. Impossibile citare tutte le finezze distribuite nel disco, sia negli insiemi che nei pregevoli assoli: per coglierli pienamente, questo lavoro richiede un ascolto attento, ma anche spontanea partecipazione emotiva. (Giuseppe Segala)

LINE UP:

Paolo Trettel trumpet

Stefano Menato clarinet/ soprano sax

Fiorenzo Zeni tenor sax

Luigi Grata trombone

Andrea Boschetti banjo, guitar, ukulele

Stefano Caniato piano

Giorgio Beberi bass sax

Claudio Ischia drums

La Tiger Dixie Band si dedica sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, proponendolo con un approccio interpretativo originale ed attuale.

Le atmosfere tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime, sono filologicamente rispettate nel timbro e nello spirito (anche per via dell’utilizzo di alcuni strumenti originali dell’epoca) ma il sound è comunque filtrato attraverso le esperienze musicali più moderne dei singoli membri della Band che, fondendosi sui vari piani dell’esecuzione, dall’arrangiamento all’improvvisazione, evitano un risultato di carattere revivalistico esaltando invece la volontà di rendere evidente quanto questo genere musicale non sia invecchiato più dello Swing o del Bebop.

Con Cose Sonore / Alman Music pubblicano gli album Original Dixieland Songbook dedicato alle origini del dixieland, Classical in Dixieland che rivisitazione e ricerca dedicata alla relazione tra jazz e musica colta europea, A Walk Through Dixneyland, rilettura in chiave dixieland di alcune delle canzoni e melodie più celebri del lascito disneyano, oltre al max 45 in vinile Tiger Rag Century Edition dedicato ai cent’anni della celebre Tiger Rag.

 

Discografia:             Just Here, Right There
      

                                   A New Christmas In Dixie Style
        

                                   Bix
         

                                   A Walk To Dixneyland
       

                                   Original Dixieland Songbook

                                   
Classical in Dixieland, from Bach to Debussy

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